La prima volta che l’ho vista ho pensato: va bene che è carnevale, ma chi le ha consigliato di presentarsi in video con gli occhialotti da maschera?

Per intenderci, una roba come questa.

E’ facile essere tratti in inganno, soprattutto perchè chi la trucca si diverte ad incipriarle talmente tanto il naso da farglielo sembrare di plastica.

Diciamolo francamente.

Nell’immaginario collettivo si è abituati a riconoscere spesso in una pop star un’icona sexy.

Arisa somiglia più ad Ugly Betty che a Britney Spears. Si veste come una nonna piuttosto che come una giovane ragazza moderna. Lei è, come dire, diversa… neppure la definizione “un tipo” sembra calzarle giusta.

Nerd. Quella si.

Da Wikipedia: Il termine ‘nerd’ è usato nella lingua inglese con accezione negativa, ed in italiano può essere tradotto, generalmente, con secchione o, per certi versi, con sfigato.

Persino il suo nome d’arte sembra una contraddizione: Arisa è un acronimo famigliare che riprende le iniziali sue, della mamma, del papà e delle due sorelle. Ma è anche spesso il nome delle sexy protagoniste dei fumetti manga, lontane anni luce da come appare la cantante. Segno del destino?

D’altronde, con tutto il rispetto, sempre meglio questo che il suo vero nome, Rosalba Pippa, molto più adatto ad una nerd che ad una pop star.

Proseguo.

Prima di sentirla cantare, la guardo e inizio a pensare che mi ricorda qualcuno. Un flash nella memoria, ditemi voi se non è la stessa…

Comunque, tanto sfigata non è, dal momento che non solo ha vinto una borsa di studio per il CET di Mogol, non il Cepu della Kostner per inciso, ma alla sua prima vera apparizione pubblica a livello nazionale si aggiudica il titolo di Miglior Proposta al Festival di Sanremo.

Con tutto quello che ne consegue: ospitate, interviste, concerti, dischi… e via di seguito.

Direi che per una ragazza che non ha la pretesa di mostrarsi come una panterona sia decisamente una gran rivincita: il talento sull’effimero, la sostanza sull’apparenza, il nerd sul cool (e non ho scelto questo termine a caso).

La canzone è orecchiabile, la sua voce pulita, sorvolo sul fatto che si muove come se cantasse allo Zecchino D’Oro: il risultato in ogni caso piace.

Si spieghi poi all’altro sveglione di Facchinetti che la canzone si chiama Sincerità, non semplicità…

E’ tutto perfetto quindi?

Parrebbe.

Mi piacerebbe solo fare una domanda a Giuseppe Anastasi, l’autore della maggior parte delle canzoni di Arisa.

Tra tutte le associazioni mentali che mi ha creato Arisa, una in particolare mi ha lasciata perplessa: Starry Starry Night di Don Mc Lean. Sincerità per sincerità, l’ha sentita spesso anche lei prima di scrivere questo brano? E’ davvero tanto ma tanto simile…